Kabul Cafè

Sussurri e grida dall'Afghanistan

Sulle montagne di Khost

Il “Chinook”, la banana volante, s’infila nelle montagne afghane piene di ghiaccio con molta attenzione, scortato da due “Apache”, gli elicotteri da combattimento. Piu’ volte negli ultimi tempi sono stati attaccati, a sorpresa. Per salire bisogna indossare obbligatoriamente giubbotto antiproiettile e casco. Ti chiedono anche il gruppo sanguigno. Fa uno strano effetto. Anche perche’ stiamo trasportando armi e munizioni e un attacco sarebbe un disastro. Il marine alla mitragliatrice di destra, che ho proprio a fianco, e’ come nei film. Un bestione, faccia da “Big Jim”, la gomma americana perennemente in moto. E’ attentissimo, scruta fuori sfidando il freddo. Gia’, che freddo. Saliamo quasi a quattromila metri, l’elicottero e’ tutto aperto. Non so piu’ con cosa coprirmi. Quando arriviamo nella valle di Khost il paesaggio cambia. Le montagne aride si trasformano in un bosco di eucalipti. E’ tutta una piantagione. Di oppio, naturalmente: siamo ai confini con il Pakistan. Per la prima volta, da quando sto in Afghanistan, mi sento in guerra. Questo e’ davvero il crocevia del terrore, la terra di al Qaeda. E si sente. L’atmosfera nella base Salerno e’ tesa e gli americani non nascondono il piacere di lasciare il posto agli alpini. Hanno gia’ avuto molti guai e anche morti. Adesso tocchera’ a noi, nella fase forse piu’ difficile perche’ e’ il momento di stringere il cerchio intorno a Bin Laden.

 

2 risposte a “Sulle montagne di Khost

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